lunedì 16 luglio 2007

Pechino e il signor Kennan


«In un rapporto riservato, il Pentagono ha di recente ribadito che l’America dovrà contenere la Cina come contenne l’Urss, più che la Russia», la nota in una corrispondenza di Enni Caretto da Washington che conferma le tesi del libro «La difesa dell’Occidente» (Edizioni Liberal) di Pierre Chiartano con prefazione di Renzo Foa. L’autore ha più volte scritto che la politica americana nei confronti di Pechino sarebbe giunta ad elaborare una nuova dottrina Kennan, una politica di contenimento che fosse modulare alle aperture – o chiusure – di quel Paese, alle riforme democratiche oppure ad una nuova politica di potenza che potesse sfidare l’Occidente. Una politica necessariamente progressiva, vista l’attuale impossibilità da parte cinese di un confronto militare con Washington. In questo contesto prenderebbero forma numerosi modelli di conflitti atipici, non palesi, dal commercio alla diplomazia economica, dal soft power declinato in varia maniera agli scandali finanziari. «È il potenziale rapporto sino-islamico, che sta minando la vecchia geopolitica mediorientale con prospettive strategiche», si legge nell’introduzione al libro. Quindi il confronto tra Occidente ed Islam sarebbe solo il primo gradino di quello ben più impegnativo col dragone cinese. «Il monito non può essere ignorato neanche dall’Europa» continua Caretto, citando il documento riservato del Pentagono «ma per qualche tempo il pericolo sarà in gran parte commerciale», continua l’intervento sul Corriere del 15 luglio 2007. «La grande fame di petrolio per alimentare la forte crescita del gigante asiatico portava, già a metà degli anni Novanta, a produrre una geopolitica energetica aggressiva che minava, consapevolmente o meno, la leadership occidentale, stabilendo le basi per un diverso balance of power mediorientale e rendendo meno attraente e funzionale il modello di pax americana (...) È fuori di ogni dubbio che l’obiettivo principale di questa nuova alleanza sia minare lo Stato d’Israele, come tessera di un domino che provocherebbe il collasso quasi immediato dell’Europa» è la conferma di queste tesi largamente anticipate nell’introduzione del libro e poi nei contenuti dei quattro capitoli che costituiscono l’ossatura dell’analisi. Il comportamento attuale di Putin sarebbe solo uno specchietto delle allodole per Washington e Bruxelles. Mosca sapendo di poter diventare un ago della bilancia cerca di non diventare il vaso ci coccio in mezzo a quelli di ferro americano e cinese, cercando di trarre il maggior profitto possibile dalla situazione. Primo ritagliandosi una certa indipendenza politica. Secondo, vendendo al pubblico russo l’apparenza di un nuovo protagonismo internazionale del Cremlino, puntellando il già consolidato potere di «zar Putin». In questo gioco che sarà sicuramente «senza quartiere» l’Europa rischia di soccombere già sul medio periodo se non dovesse decidere per una scelta di campo decisamente filoatlantica. L’affare Litvinenko e la stance cinese in politica estera sono chiari messaggi sullo stile «disinvolto» e a tratti criminale con cui le nostre elite politiche dovranno confrontarsi. L’Europa in breve sarebbe dominata dalle mafie russe e cinesi e la democrazia e le libertà solo un ricordo.

1 commento:

Harry ha detto...

Vedo che non hai perso l'abitudine di anticipare - anche di mesi - gli eventi internazionali. Leggerò il tuo libro. Ciao

il tuo ex direttore, Carlo