lunedì 23 aprile 2007

La resistenza globale di Toni Negri


Resistenza globale è il termine che meglio definisce una galassia, per ora apparentemente scollegata, di movimenti antisistema che ricalca l’internazionale pacifista finanziata per quasi mezzo secolo dalla Russia sovietica. Uno strumento che serviva a convogliare malcontento e legittime posizioni antagoniste, in un contenitore che producesse un’agenda utile alla strategia antioccidentale. Ora come allora, si alternavano giuste battaglie a strumentalizzazioni, importante era ed è guidare le forze scatenate dal malessere sociale ed economico, oggi figlio di un mix tra terrorismo e globalizzazione male interpretata, secondo una road map funzionale ad altri interessi egemonici. Dopo il fortunato libro «Impero», scritto a due mani con Michael Hardt, professore di letteratura alla Duke University, negli Usa, Paese in cui il professore non può ancora mettere piede, in quanto persona non grata, il cattivo maestro degli anni di piombo, ha prodotto un’altra opera dove sviluppa il concetto di resistenza delle moltitudini all’impero ed ai suoi strumenti di «biopolitica», come vengono definiti con termine immaginifico, ma non privo d’intuizione. Il libro analizza anche questi aspetti «culturali» del grande conflitto asimmetrico chee sta spiegando la sua rete a livello globale.

lunedì 2 aprile 2007

La grandeur di Allah e la ricetta Sarkozy


Diventa interessante vedere come la Francia, nata da quella Rivoluzione madre di tanti problemi, sul piano della visione dell’uomo, riesca ad affrontare la gestione della più grossa comunità islamica d’Europa. Il nodo di una certa inadeguatezza culturale nell’approccio al problem solving politico deve essere stato percepito anche a Parigi, visto che, al dicastero chiave degli Interni, è stato messo un cattolico convinto, come Nicolas Sarkozy. Se in Europa, l’Italia ha problemi di maturazione di una coscienza nazionale condivisa, la Francia, soprattutto dopo l’incendio delle banlieus si ritrova a dover gestire circa la metà dei 10-12 milioni di mussulmani in Europa in condizioni assai difficili. Un fatto che rende il Paese d’oltralpe il ventre molle dell’Occidente, nella guerra culturale al terrorismo ultrafondamentalista. La posizione assunta da Chirac, i primi di marzo 2006, sulla questione del rifinanziamento dell’Anp, dopo la vittoria di Hamas, ci ha fatto toccare con mano come «certe pressioni» possano aver risultati sul piano politico. Dove Parigi comincia a prendere posizioni differenti dalla Ue. La presenza di una forte componente di islamici nativi, la rende interessante rispetto alle potenzialità eversive di un ipotetico progetto islamico per la conquista demografica e politica dell’Europa. Quello che comunque spaventa e preoccupa i francesi è il «comunitarismo islamico», una tendenza sempre più forte a far uscire dal circuito legittimo dei canali dello Stato, istanze, bisogni e richieste di quella comunità così numerosa. Nicolas Sarkozy racconta l’esperienza avuta come ministro degli Interni, promotore del consiglio islamico, lo strumento politico per rendere aperto il dialogo con quella realtà, nel tentativo di istituzionalizzarla, secondo le regole della république. Il suo essere cattolico e ministro di uno Stato, che ha fatto della laicité una bandiera, la radice della propria esistenza, un elemento ineliminabile dell’architettura costituzionale, fa di questa esperienza un utile esempio di good e bad practice, a seconda di come la si guardi.