mercoledì 9 maggio 2007

Lutero e il Pil

LuteroIeri sera ospite della trasmissione «8 e mezzo» l’ambasciatore Usa, Ronald Spogli, ha introdotto alcuni argomenti chiave nel dialogo euroatlantico. Ha tracciato alcune linee che caratterizzano le differenze fra il capitalismo angloamericano e quello eurocontinentale. Differenze assai poco materiali perché nascono dalle radici filosofiche di due modelli culturali che hanno alla base una differente percezione dell’uomo e del concetto di persona. Nel libro «La difesa dell’Occidente» è un tema che occupa un capitolo intero di cui vorremmo anticiparvi uno stralcio che riguarda l’intervista a Francesco Alberoni:
Sul tema della forza delle comunità e della sua genesi, Francesco Alberoni elabora una personale teoria che unisce due discipline, come spiegheremo più avanti, dando un taglio molto originale alla sua analisi sulla nascita della comunità al di fuori delle teorie contrattualistiche. Spirito dei tempi, realtà contemporanea, ricerca di un principio unificante che dia senso alle nostre azioni. Questi i temi che hanno dato inizio alla lunga e completa rassegna sulle qualità che devono sostenere l'uomo del nuovo millennio. «Forza morale» e coraggio per resistere ad un ambiente ed una cultura che mortifica l'individuo, la risorsa umana, le speranze. «Intelligenza e fede» per costruire ed agire con l'aiuto della ragione ed il sostegno della trascendenza. È un modo per far meglio comprendere la cultura etica sottesa al modello politico «protestante» angloamericano, che aiuterebbe a meglio capire scelte e comportamenti di quei sistemi politici. Farlo con esempi comprensibili, che esorbitano l’ambito prettamente politico, può essere di grande utilità per una diffusione delle idee di base di una società veramente liberale. Questo è solo l'inizio, è l'avvio di un discorso lungo e profondo sulla natura umana e su ciò che è utile e serve per crescere e maturare come individui, ma anche e soprattutto come società. Alberoni è uno studioso di movimenti collettivi. Unisce uno strumento un po’ «vecchio», come la sociologia politica, a qualcosa di «nuovo» come la psicologia individuale. Lo fa con lucidità, chiarezza e anche con spunti di rara genialità per la semplicità degli accostamenti, il potere di sintesi e la semplicità del messaggio. Dunque le virtù come forza che ci spinge verso qualcosa di elevato, che ha valore. «Una potenza che ci trascina a superare la nostra vita quotidiana, ad andare al di là di ciò che siamo abitualmente. Una spinta verso il futuro, una fede nella propria meta, nelle proprie possibilità. L'entusiasmo è una esplosione di speranza». En theos una parola greca che significa essere in Dio. Energia, slancio e fede in un continuo ideale che riporta al centro Dio e l'uomo. «Forza dell'amore», le sue istituzioni e grandi rivoluzioni, i cambiamenti della storia. Ecco un primo accostamento tra grandi movimenti e passioni individuali. Un contrappunto affrontato già in molte pubblicazioni. Nessuna relazione, che sia individuale o collettiva, dura a lungo se non viene «istituita», cioè inquadrata in patti, convenzioni, accordi, limiti. Per gli individui può essere il matrimonio per i popoli sono gli Stati, le nazioni, ma alla base della durata di entrambe c' è l'amore ed il rispetto, la stima. È questa un’altra suggestione che rende comprensibile la natura complessa della storia delle nazioni. La filosofia politica ridotta in pillole, tanti suggerimenti che spingono chi vuole ad approfondire, ma fanno anche capire quale grande occasione sia per un Paese vivere epoche di grandi cambiamenti, come quelli che stiamo vivendo da qualche anno a questa parte. Grandi cambiamenti, grandi valori e virtù per crescere, giudicare e selezionare una classe dirigente più adatta ai nuovi percorsi che la società aperta offre. L'uomo ed il suo essere si oggettivizza, per Alberoni, enunciando una formula che spiega un modo semplice per giudicare gli uomini: guardare ciò che hanno fatto, come vivono per capire chi sono veramente. (l'intervista continua)

6 commenti:

Anonimo ha detto...

In verità ho sempre pensato che Alberoni avesse qualche difficoltà col "costrutto di alexithymia" infatti parla come se non gli importasse niente dei sentimenti degli altri ma soltanto di se stesso. Naturalmente è vero che questo nostro mondo è freddo e superficiale ma invece che un merito questo non dovrebbe essere un demerito? Gli uomini fanno cose che sono dettate da sentimenti ( buoni o cattivi) e quindi possono sbagliare, ma per fortuna possono anche ricredersi e pentirsi. Non è questo l'assunto di base della religione cristiana?
Comunque trovo sempre più stimolante venire a leggerti.
ciao
Carmela

Pierre Chiartano ha detto...

@ Carmela. Alberoni l'ho intervistato su questo specifico tema, era molto interessante - anche per le tesi del mio libro - il parallello fra le dinamiche dei movimenti e la psicologia umana degli individui. : )

Anonimo ha detto...

Pierre, forse non ci fai caso, ma ogni volta mi rispondi come se io fossi una specie di sottodeficiente mentale. Ho capito benissimo che si tratta di passi estrapolati dal tuo libro e anche che in questo libro ci sono degli interventi inerenti alle tue interviste a personaggi che avvalorano la tua tesi sulla difesa dell'Occidente. Assodato questo mi chiedo: il dialogo su questi argomenti è possibile oppure come donna devo soltanto stare muta e con gli occhi a terra?
Ti assicuro che non sto facendo polemica anche se potrebbe sembrarti, vorrei solo capire!
ciao
Carmela
PS. se appena hai tempo vieni a trovarmi sul mio blog, magari capisci che non sono completamente cretina!

Pierre Chiartano ha detto...

@ Carmela. Immagino quando sei polemica... Scherzo e scusa ma alle volte vado di fretta - sbagliando - e mi sfugge lo spirito del discorso. Sull'assunto di base della religione cristiana hai ragione: l'uomo fatto di fango e grazia e il libero arbitrio che ti fa decidere quotidianamente qualòe parte far prevalere. Il Signore avrebbe potuto crearci tutti buoni ma ha voluto che potessimo scegliere fra bene e male. È il concetto di peccato, dell'esistenza del male che porta al concetto di responsabilità. È il legame fra tradizione ebraico-cristiana e democrazia. Il costrutto di alexthymia non so cosa sia... : )

Anonimo ha detto...

Ciao Pierre, hai ragione, forse un po' di polemica volevo farla ma in questi giorni sto lavorando come una matta e sono molto stanca, io mi occupo "anche" di teatro, scrivo commedie e faccio la regista ( per caso) dentro un carcere, a questo ci aggiungi due corsi di aggiornamento e la mia attività di prof e anche cento altre cose che ti sarebbe noioso sentire, e forse cominci a capire che sono stressata. Se poi vogliamo metterci anche che sono abituata ( non riesco ad essere falsamente modesta!)ad essere sempre molto ammirata e mai snobbata, capirai che in effetti ...sono un po' viziata...mea culpa! Mi spiace che sono andata ad uscire questo costrutto di alexithymia, l'ho fatto apposta per dimostrarti che ho due lauree, in effetti esiste ed è l'incapacità di una persona di leggere l'espressione facciale di chi gli sta di fronte. Volevo soltanto impressionarti però! Mamma mia è meglio che me ne vado a letto perchè vedo che sono in vena di confessioni e non va bene.Comunque sono felice che il tuo libro abbia avuto successo, te lo dico davvero e puoi crederci, magari posso non essere d'accordo su tutte le tue tesi ma ti ammiro per aver pubblicato un libro cosa che è anche un mio sogno segreto. Basta basta...buonanotte e goditi questo momento.
Carmela
PS. prenderò qualche spunto dai tuoi post per un dibattito su LIBERTA' E DEMOCRAZIA che sto preparando per un incontro dei detenuti con ragazzi dei corsi normali. buona notte.

Pierre Chiartano ha detto...

Complimenti per le due lauree, ma la cosa che mi colpisce di più è il tuo impegno con i detenuti. Quando lavoravo per i quotidiani ho scritto spesso articoli sul temi sociali e rispetto molto chi si occupa degli altri. Non ho grande simpatia per la categoria degli «intellettuali», che sono sempre piuttosto fragili nel loro ego e poco pragmatici nelle loro analisi. Mi sono occupato di moltissime cose nella vita, prima di scrivere. Hemingway diceva: scrivi ciò che conosci. Più o meno è stata la mia guida. Con tutto quello di cui ti occupi non penso avrai difficoltà a scrivere un libro. Ti avverto che il problema è venderli... : )