mercoledì 16 maggio 2007

Democrazia e disinformazione



La sala rossa della Fiera del Libro di Torino fa da sfondo ad una strana commedia. È domenica 13 maggio, il tema è «Centro e periferie, il caso Londonistan». Molta gente, ma non il pienone visto per il confronto Zagrebelsky-Canfora del giorno prima. C’è attesa per l’arrivo del controverso Tariq Ramadan, mente illuminata dell’islamismo europeo che non ci ha ancora spiegato come coniugare islam e modernità. Gli fa da apripista un fantomatico dott. Ahmed, che parte in sordina per poi sciorinare la più ovvia e scontata propaganda antioccidentale. I rapporti fra Mi-6 e il gruppo Al- Jarum responsabile degli attentati del 07/07/06 e della direzione strategica di molti di quelli in Iraq - sempre seconde le tesi di Ahmed -, e via elencando notizie provenienti da «my sources» non meglio specificate, fino alla guerra del Kossovo dove il famigerato Abu Hamza sarebbe stato reclutato (ora soggiorna nelle galere britanniche), sempre dagli «uomini neri» dell’MI-6. Ma è mai possibile che in un contesto così qualificato come quello della Fiera si cada in certe trappole? Possibile che lo spirito critico di tanti analisti non si accorga di certi meccanismi perversi della comunicazione? Faccio un esempio perché è assolutamente ridicolo ciò che ho sentito. Immaginate un servizio d’intelligence, mettiamo il Sismi, stia seguendo da tempo un gruppo di terroristi ultrafondamentalisti in Italia e all’estero, temendo attentati nel nostro Paese. Il primo compito sarebbe quello di carpire informazioni. Strumento principe per farlo, oltre il telint, è l’infiltrazione di quella organizzazione con propri uomini. Compito non facile, ma possibile. Il gruppo decide un attentato a Roma, ma giustamente non fa filtrare troppe notizie fra i propri membri, temendo che il piano possa essere scoperto. Una delle informazione più importanti la data e il luogo dell’attentato, potrebbe essere non alla portata dell’infiltrato. Per malaugurato destino l’attentato viene compiuto. Passa qualche tempo e la rete viene scoperta e i membri arrestati, anche grazie al lavoro dell'agente doppio. Dopo qualche mese la magistratura, che non sa niente di queste operazioni, scopre che uno dei membri del gruppo era legato al Sismi. Per giunta veniva pagato. Secondo le tesi dei vari dott. Ahmed che non mancano neanche in Italia, il Sismi sarebbe coinvolto nell’attentato. Ma vi pare che una sciocchezza del genere possa circolare in un Paese normale?
Ecco, dopo questa preparazione psicologica della platea, si materializza lui, Tariq Ramadan. Appena sceso dalla scaletta di un volo Alitalia, atterrato in ritardo, non manca di sottolineare il nostro. Poi parte la requisitoria in forma assai intelligente, perché entra nella dimensione dell’analisi pragmatica. Prima dimensione: rapporti fra politica e intelligence e fra questa e i gruppi terroristi. La seconda riguarda la religione e la sua capacità di costruire un’identità individuale e pubblica. Qua il messaggio è per le istituzioni politiche europee. La terza dimensione riguarda la ricerca di una sintesi per trovare soluzioni concrete. Punto su cui è difficile non essere d’accordo. Dove Ramadan tocca le corde emotive di molti e quando richiama i valori della democrazia. «La democrazia è anche una responsabilità, non è sempre un diritto», gli applausi «scappano di mano», come si dice. Peccato che tanto fervore democratico, e tanta sincera passione intellettuale – che va riconosciuta – sia messa al servizio di un messaggio che definire ambiguo è un eufemismo. È il duo Ahmed-Ramadan ha creare perplessità. I sensi di colpa scatenati dal primo servono all’introduzione del dubbio che la democrazia sia malata come meccanismo politico che viene inoculato dal secondo. Quando l’Occidente comincerà a capire che in ballo c’è la propria sopravvivenza?

1 commento:

Anonimo ha detto...

Una domanda mi sorge spontanea ogni volta che ti leggo: cosa dovrebbe fare l'Occidente per la sua sopravvivenza? Secondo me prima o poi saremo "invasi" pacificamente proprio perchè non siamo capaci di comprendere appieno l'Oriente e la sua gente!
Noi contrapponiamo all'ideologia il nostro capitalismo che si svilupperà di sicuro anche da loro ma non assumerà forme di ristrutturazione di pensiero.
Questa la mia modestissima ipotesi ( come vedi stamattina sono molto umile)....
ciao caro signor scrittore!
Carmela