martedì 4 settembre 2007

L'Occidente dei «pontieri» senza fiume



Tariq Ramadan continua a scatenare polemiche e discussioni. Da ultimi, Paul Bermann (TheNew Republic) e Ian Buruma lo incasellano nella categoria dei personaggi di cultura con cui è bene dialogare. Bermann afferma, tra l’altro, che «dialogare con qualcuno non significa sdraiarsi ai suoi piedi» e Buruma sostiene un fatto ineccepibile, «se oggi ti confronti solo con i laici, non ti confronti con nessuno». Bene, partendo da queste due affermazioni, proviamo ad andare avanti, raccogliendo l’invito dei due esperti. È vero come afferma Buruma che il grande errore dell’Occidente, soprattutto europeo, è quello di continuare a non prendere in considerazione che le bandiere del laicismo – sotto quasi tutte le latitudini – non garriscono più, a causa del vento di scirocco che viene dall’Islam, ma non solo. Pierre Chiartano nel suo «La difesa dell’Occidente» (Ed. Liberal – prefazione di Renzo Foa) spiega, in quasi 300 pagine, come il pendolo della storia abbia girato ancora, come fu al tempo della pace di Westfalia – in senso opposto. È un problema antropologico, di visione dell’uomo che si scontra con la realtà. «In Occidente, come in Oriente è la dimensione trascendente dell’uomo che ha ripreso le redini dell’identità, trascinando una nuova cultura che ha i suoi linguaggi». Pretendere di dialogare con l’Islam usando la vecchia grammatica laicista, che legge l’uomo monodimensionale (solo ragione), è il più grande errore che l’Occidente non può permettersi di fare. Detto questo, però il rischio di fare una frittata, girando la pentola troppo in fretta, è reale. La cultura laicista – Buruma non vi appartiene, perché aveva da anni percepito l’importanza della «polvere di Dio» - potrebbe farsi vincere dai sensi di colpa ed aprire, sì al nuovo dialogo, ma con gli interlocutori sbagliati. Chi scrive ha avuto l’occasione di ascoltare e osservare Tariq Ramadan dal vivo. L’effetto ambiguità che aveva suscitato la lettura dei suoi scritti era, se possibile, aumentato. Riportiamo di seguito un brano che si può leggere integralmente su (http://difesadelloccidente.blogspot.com/2007/05/la-sala-rossa-della-fiera-del-libro-di.html). L’intervento di Ramadan avviene dopo che un’altro relatore ha descritto gli uomini «neri» dell’MI-6 (controspionaggio inglese) nel loro ambiguo rapporto con il terrorismo islamico.
«Ecco, dopo questa preparazione psicologica della platea, si materializza lui, Tariq Ramadan. Appena sceso dalla scaletta di un volo Alitalia, atterrato in ritardo, non manca di sottolineare il nostro. Poi parte la requisitoria in forma assai intelligente, perché entra nella dimensione dell’analisi pragmatica. Prima dimensione: rapporti fra politica e intelligence e fra questa e i gruppi terroristi. La seconda riguarda la religione e la sua capacità di costruire un’identità individuale e pubblica. Qua il messaggio è per le istituzioni politiche europee. La terza dimensione riguarda la ricerca di una sintesi per trovare soluzioni concrete. Punto su cui è difficile non essere d’accordo. Dove Ramadan tocca le corde emotive di molti e quando richiama i valori della democrazia. “La democrazia è anche una responsabilità, non è sempre un diritto”, gli applausi “scappano di mano”, come si dice. Peccato che tanto fervore democratico, e tanta sincera passione intellettuale – che va riconosciuta – sia messa al servizio di un messaggio che definire ambiguo è un eufemismo. È il duo Ahmed-Ramadan ha creare perplessità. I sensi di colpa scatenati dal primo servono all’introduzione del dubbio che la democrazia sia malata come meccanismo politico che viene inoculato dal secondo. Quando l’Occidente comincerà a capire che in ballo c’è la propria sopravvivenza?».
Il tema – eravamo alla Fiera del libro di Torino del maggio scorso - era legato ai confini, quindi i «pontieri» potevano essere protagonisti di quella kermesse culturale davvero interessante. Pierluigi Battista, sul Corriere di oggi, parla di «paradigma Gentile» ed espone ragioni condivisibili per essere prudenti nel dialogo con certi «pontieri». Invita a «stanare» l’elusivo e inafferrabile Ramadan. Il problema è che, sotto ogni punto di vista lo si voglia guardare, l’approccio di Ramadan al dialogo è monodirezionale: sono aperto al dialogo con un’Europa che, prima o poi, sarà dominata dalla cultura islamica. È vostro interesse mantenere i canali aperti, se non volete soccombere. Un modello assai simile a quello messo in atto dopo l’occupazione moresca dell’Andalusia. Il ponte c’è e anche il custode del ponte, pronto a dialogare con chi decide di attraversarlo. Solo che è a «senso unico», verso l’Islam. Sarebbe meglio parlare di strada, un sentiero verso l’annullamento dell’identità europea e occidentale. Il fiume non c’è, l’ostacolo è solo da una parte, la nostra.

9 commenti:

Anonimo ha detto...

detto in parole povere, con il fatto che siete tutti laici, l'islam prenderà il sopravvento?

Pierre Chiartano ha detto...

@ Sonia. Se le cose non cambiano, temo di sì. Anche solo girando la Turchia ti puoi accorgere di quanto l'etica islamica sia diventato il cardine di una nuova identità ed elemento fondamentale di coesione sociale in condizioni - penso ai grandi agglomerati urbani - di vita disagiate e difficili. : )

Anonimo ha detto...

Beh, io spero proprio che la situazione non peggiori ulteriormente. Comunque anche secondo me è molto pericoloso farsi abbindolare da un tipo come Ramadan.

Pierre Chiartano ha detto...

@ Esp. Eppure in Italia sono in tanti a correre dietro a chiunque possa riesumare l'orgoglio ferito degli sconfitti dalla storia. Qualcuno, tanti anni fa, aveva definito il comunismo il nuovo islam dell'evo moderno... : )

Anonimo ha detto...

oltre tutto non abbiamo i numeri... con il numero di figli che facciamo, fra qualche anno ci saranno solo più mussulmani e cinesi. La maggioranza vincerà...

Pierre Chiartano ha detto...

@Sonia. Qulacuno l'ha chiamata la battaglia delle "pance"

Anonimo ha detto...

Una delle quinte colonne di Tariq Ramadan che per giunta si rivolge proprio ai lettori Italiani e' il giornalista italo inglese Marco Secchi che vive qui a Londra. Mi sembrano molto piu' pericolosi questi personaggi mascherati con la faccia pulita che non tanti Iman focosi!

Pierre Chiartano ha detto...

@Paolo.Di Imam sopra le righe Londra ne ha visto qualcuno, controllatissimi e scarsamente preparati sul Corano. Leggerò il blog di Secchi. Grazie per la segnalazione.

Anonimo ha detto...

letto libro, quando english version? Paul