Non saranno i vecchi Tupolev 95 decollati il 17 agosto da sette basi russe a riattivare i meccanismi della guerra fredda. Neanche la capacità di trasportare 12 testate nucleari in quasi ogni angolo del globo potrà far dimenticare che i vetusti Bear o i Tu-160 Blackjack non fanno più paura. Incomincia a preoccupare, invece, la costante ripetizione di manovre congiunte del patto di Shangai (Shangai Cooperation Organization). Cina popolare, Russia, Kazakhstan, Kyrgyzstan, Tajikistan e Uzbekistan fanno parte di un’alleanza di mutuo soccorso che potrebbe creare qualche problema agli interessi occidentali in Asia centrale e, col tempo, nell’Oceano Pacifico, con riferimento ai due principali alleati. Che i rapporti fra il Cremino e l’Occidente non siano più quelli di una volta è noto. La genesi di questi problemi è raccontata con intelligenza in un capitolo del libro “La difesa dell’Occidente” (ed. Liberal, con prefazione di Renzo Foa) da Pierre Chiartano, analista, giornalista, esperto di questioni militari e culturali, che ha messo allo scoperto il problema Putin, ben prima che la stampa internazionale si accorgesse di quanto stesse accadendo in Russia. Paese che vai… democrazia che trovi, potrebbe essere la cifra per interpretare l’evoluzione russa e il suo sguardo sempre più rivolto ad Oriente che sembra snobbare Europa e Washington. «In questa situazione, la Russia dovrebbe sviluppare relazioni con le ex repubbliche sovietiche procedendo egoisticamente dai suoi interessi nazionali. La solidarietà non può permettere al dirigente del Turkmenistan d'infrangere i diritti dei Russi etnici, all'Ucraina di rubare il gas russo, e alla Bielorussia di perseguire giornalisti russi. E gli interessi geopolitici russi nel Caucaso settentrionale impongono la resa dei conti con la Georgia» è il pensiero di Sergei Markedonov, capo-dipartimento all'Istituto di Analisi Militare e Politica, che ha rilevato il fallimento completo della CSI nel tentativo di mantenere uniti i cocci dell'Unione Sovietica, forse dimenticando le libertà conculcate all’interno anche dei propri confini come le vicende Litvinenko e Politoskaya hanno dimostrato. La Russia oggi può solo pompare un po’ di “petro-rubli” in un vecchio apparato militare che fa acqua da tutte le parti. Uno spettacolino a favore del pubblico russo e degli ex membri dell’Urss che oggi guardano con interesse al nuovo zar. E’ l’intesa cinese che diventa pericolosa se osservata alla luce di quello che è il difficilissimo riequilibrio ancora in atto nel dopo guerra fredda. Pechino vuole diventare potenza marittima per proteggere i preziosi rifornimenti petroliferi, necessari per tenere in vita la sua incredibile crescita, fatta a spese di ambiente e libertà civili e sociali. Stesso il motivo che spinge ad una presenza militare cinese in Asia centrale, per garantirsi le vie di comunicazioni col meno prezioso petrolio russo (carico di zolfo e impurità) e col più utile gas di cui quelle regioni sono ricche. Un discorso che vale per il Medio Oriente e alcune aree dell’Africa come il Sudan e la Nigeria, oppure per l’oro nero del nuovo quadrilatero “chavista” in Sud America. Le mosse sono state evidenti già dalla fine degli anni Novanta e predispongono un futuro a tinte grigie, dove al vecchio confronto bipolare si sostituirà un meno definito confronto asimmetrico nei mezzi (proxy wars, guerre economiche, confronto sul soft power), ma preciso nei contorni strategici, per la conquista di un egemonia globale. Il cuore e l’anima del globo sul tavolo di un confronto giocato senza esclusione di colpi e di mezzi. Molto più pericoloso della guerra fredda, ingessata da una dinamica bipolare e dalla deterrenza nucleare. Quest’ultima, in particolare, è oggi priva delle condizioni ideali per funzionare come freno ai passi falsi, alle decisioni avventate. Oggi, purtroppo, ogni opzione è aperta, ogni pericolo è reale e possibile.
2 commenti:
menomale che in fine l'occidente si e capito che la russia e sempre una la russia di sempre,putin ha inganato l'occidente fin ora,con la sua politica disonesta,fallco,e dei gangster,con la sua faccia di gacchio con cuore e il cervello di una spia mediocre,io credo che tutto questo gioco sporco putin la gioca con tutti i mezzi disponibili solo con un preciso scopo a vincere e candidarsi di nuovo per il presidente della russia,io credo che lui e la russia non ha spalle a aprire di nuovo una guerra freda.
@Rifat. Putin non può ricandidarsi, la legge russa non lo permette. Comunque la lotta per la successione è aperta ra i tanti delfini.La Russi da sola può fare ben poco se non ricattare l'Europa col rubinetto del gas. Altro discorso è l'alleanza con la Cina.
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