lunedì 2 aprile 2007

La grandeur di Allah e la ricetta Sarkozy


Diventa interessante vedere come la Francia, nata da quella Rivoluzione madre di tanti problemi, sul piano della visione dell’uomo, riesca ad affrontare la gestione della più grossa comunità islamica d’Europa. Il nodo di una certa inadeguatezza culturale nell’approccio al problem solving politico deve essere stato percepito anche a Parigi, visto che, al dicastero chiave degli Interni, è stato messo un cattolico convinto, come Nicolas Sarkozy. Se in Europa, l’Italia ha problemi di maturazione di una coscienza nazionale condivisa, la Francia, soprattutto dopo l’incendio delle banlieus si ritrova a dover gestire circa la metà dei 10-12 milioni di mussulmani in Europa in condizioni assai difficili. Un fatto che rende il Paese d’oltralpe il ventre molle dell’Occidente, nella guerra culturale al terrorismo ultrafondamentalista. La posizione assunta da Chirac, i primi di marzo 2006, sulla questione del rifinanziamento dell’Anp, dopo la vittoria di Hamas, ci ha fatto toccare con mano come «certe pressioni» possano aver risultati sul piano politico. Dove Parigi comincia a prendere posizioni differenti dalla Ue. La presenza di una forte componente di islamici nativi, la rende interessante rispetto alle potenzialità eversive di un ipotetico progetto islamico per la conquista demografica e politica dell’Europa. Quello che comunque spaventa e preoccupa i francesi è il «comunitarismo islamico», una tendenza sempre più forte a far uscire dal circuito legittimo dei canali dello Stato, istanze, bisogni e richieste di quella comunità così numerosa. Nicolas Sarkozy racconta l’esperienza avuta come ministro degli Interni, promotore del consiglio islamico, lo strumento politico per rendere aperto il dialogo con quella realtà, nel tentativo di istituzionalizzarla, secondo le regole della république. Il suo essere cattolico e ministro di uno Stato, che ha fatto della laicité una bandiera, la radice della propria esistenza, un elemento ineliminabile dell’architettura costituzionale, fa di questa esperienza un utile esempio di good e bad practice, a seconda di come la si guardi.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Speriamo che Sarkozy abbandoni il vizio tutto francese di cercare terze vie per la global governance. Tutte che passino rigorosamente lontano da Washington! Riguardo al problem islam la Francia penso abbia ormai perso capacità di manovra: Sono praticamente ricattati ad ogni passo. Il libro sembra molto interessante e penso che lo leggerò.

Pierre Chiartano ha detto...

Ti ringrazio. Proprio in questi giorni abbiamo occasione di seguire dal vivo la campagna lelettorale in Francia. Sarkò rispetto alla Francia laicista è una "rivoluzione". Chiama il ministero degli Interni come dicastero delle grandi libertà e pensa che la religione possa essere al "servizio" della nazione. Il suo paese è comunque l'anello debole della Ue rispetto al problema islamico.