Scattano le manette per la casta turca al governo. Amici degli amici e figli dei potenti di governo finiscono agli arresti. I lampeggianti della polizia e la gran cassa mediatica rimbalzano lo scandalo che appare subito di proporzioni enormi, tanto da richiamare subito i paragoni con la “Mani Pulite” italiana. Oltre cinquanta persone sono finite nella rete della magistratura inquirente turca con l’accusa di corruzione, tra i quali i figli dei ministri degli Interni – considerato un intoccabile – dell’Ambiente e delle Finanze, in buona compagnia con il palazzinaro di Istanbul. Sembra un colpo durissimo all’Akp del premier, in realta è una guerra per il controllo del partito, ma non e una guerra di potere, meramente inteso, è qualcosa di più. È forse il capitolo finale dello scontro politico tra Tayyip Erdogan e il suo padrino politico Fetullah Gulen (insieme al premier Erdogan nella foto accanto al titolo). Due anime dell’Islam politico, due visioni del ruolo dei musulmani al governo di un paese che sono venute ai ferri corti...
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