mercoledì 12 dicembre 2012

Obama's syrian troubles

«L'infaticabile Hillary» come il presidente Usa, Barack Obama chiama il segretario di Stato, Hillary Clinton, è di nuovo al lavoro. Gli Stati Uniti ci riprovano da est a sistemare il caos siriano. E Obama starà sicuramente riflettendo su certe mal calcolate conseguenze della nuova dottrina Usa «via dal Medioriente, andiamo in Asia». Novità che ha dato la stura alle ambizioni, a lungo tenute a freno di Londra e Parigi: abbiamo visto finora con quali conseguenze per Magherb e Meshraq.Gli Usa hanno proposto alla Russia un piano di soluzione per il conflitto siriano, che prevede la creazione in tempi brevi di un governo di transizione a cui potranno partecipare anche i sostenitori dell'attuale regime, ma non Bashar al Assad. E malgrado Mosca «condivida le preoccupazioni americane» sul crescente pericolo di un conflitto inter-religioso e sull'utilizzo, a un certo punto, di armi chimiche, non c'è ancora accordo sul destino del Leone "sanguinario" di Damasco. La Nato intanto ha schierato i missili anti-missile Patriot sul confine turco, tanto per stare tranquilli. Contro ogni evenienza, ad esempio che qualche reparto dell'esercito del regime, magari a maggioranza drusa, persa ogni speranza - i sunniti non avrebbero pietà per loro - non decida di utilizzare gas sarin o altre diavolerie del genere. È il cosiddetto «passo indietro» del presidente siriano che vede gli Usa e Mosca scontrarsi.

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