Tunisi. Il treno per Sousse parte dopo le tre del pomeriggio. Circa due ore e mezzo di viaggio, sballottato ma con un climatizzatore che funziona, e arrivo alla stazione della città costiera tunisina, meta di solito di migliaia di turisti. La conta delle vittime della strage portata a termine dal giovane jihadista Seiffedine Rezgui non è aggiornata. Leggo sul mio tablet la Bbc: una trentina di morti sulla spiaggia di al Kantauy. Una collega tunisina mi chiama al cellulare. «Un attentatore è stato ucciso mentre si allontanava dall’albergo con un kalashnikov. Un altro l’hanno arrestato»...
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giovedì 27 agosto 2015
Sousse, capitolo di sangue già scritto
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