Con l’abbattimento del Phantom F4 turco da ricognizione, la crisi siriana ha scaraventato il governo di Erdogan sul selciato di una vera e pericolosissima crisi internazionale, spingendolo a trovare in fretta un accordo con i militari. Dal Golfo del Tonchino a Serajevo, la storia è piena di “incidenti” fatali per la pace internazionale. Speriamo di non aver assistito all’ennesimo della serie. Intanto gli stati membri della Nato ieri hanno condannato la Siria per l’abbattimento di un jet militare turco, definendolo «inaccettabile» e chiedendo a Damasco di prendere accorgimenti per prevenire ulteriori incidenti. Ma al di là delle frasi di rito, non si parla di intervento a difesa di uno stato membro dell’Alleanza. Il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, ha spiegato che l’articolo 5 della Nato, che chiede agli stati membri di considerare l’attacco a un paese come l’attacco a tutti i membri dell’alleanza, non è stato discusso. «Siamo con la Turchia in spirito di solidarietà», ha aggiunto. Bocce ferme per il momento dunque. E torniamo a Erdogan che si sentiva sugli allori di una fama, conquistata presso le folle mediorientali sull’onda della vicenda Mavi Marmara, e sul successo di una politica estera «zero problems, maximum trade» che ne faceva il modello vincente grazie anche a gli ingenti investimenti fatti lungo tutta la corniche meridionale del Mediterraneo, non ultima la Libia. Mettendo la Turchia in competizione con le ultime velleità postcoloniali di qualche paese europeo, e in sintonia col change politico in atto in molte società arabe. L’asse sotterraneo Akp-Fratelli musulmani ha prodotto dei risultati, Erdogan però patisce ancora per molte insicurezze in politica estera. Ma i problemi del premier musulmano di Ankara si sono rivelati più interni che legati ai rapporti esterni, ad esempio con Israele, verso cui nonostante le forti tensioni politiche con il governo Netanyahu, prevale un atteggiamento di non ostilità. Lo scontro frontale con le forze armate messe sotto lo schiaffo della magistratura con l’affaire Ergenekon e con il filone Bayoz (Sladgehammer) – quella che i media locali amano chiamare la Gladio turca ma che è ben altra cosa – sta volgendo al termine. Al premier turco servono i militari per affrontare i difficili frangenti della crisi siriana e non solo.
mercoledì 4 luglio 2012
La Nato frena la rabbia di Erdogan
Con l’abbattimento del Phantom F4 turco da ricognizione, la crisi siriana ha scaraventato il governo di Erdogan sul selciato di una vera e pericolosissima crisi internazionale, spingendolo a trovare in fretta un accordo con i militari. Dal Golfo del Tonchino a Serajevo, la storia è piena di “incidenti” fatali per la pace internazionale. Speriamo di non aver assistito all’ennesimo della serie. Intanto gli stati membri della Nato ieri hanno condannato la Siria per l’abbattimento di un jet militare turco, definendolo «inaccettabile» e chiedendo a Damasco di prendere accorgimenti per prevenire ulteriori incidenti. Ma al di là delle frasi di rito, non si parla di intervento a difesa di uno stato membro dell’Alleanza. Il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, ha spiegato che l’articolo 5 della Nato, che chiede agli stati membri di considerare l’attacco a un paese come l’attacco a tutti i membri dell’alleanza, non è stato discusso. «Siamo con la Turchia in spirito di solidarietà», ha aggiunto. Bocce ferme per il momento dunque. E torniamo a Erdogan che si sentiva sugli allori di una fama, conquistata presso le folle mediorientali sull’onda della vicenda Mavi Marmara, e sul successo di una politica estera «zero problems, maximum trade» che ne faceva il modello vincente grazie anche a gli ingenti investimenti fatti lungo tutta la corniche meridionale del Mediterraneo, non ultima la Libia. Mettendo la Turchia in competizione con le ultime velleità postcoloniali di qualche paese europeo, e in sintonia col change politico in atto in molte società arabe. L’asse sotterraneo Akp-Fratelli musulmani ha prodotto dei risultati, Erdogan però patisce ancora per molte insicurezze in politica estera. Ma i problemi del premier musulmano di Ankara si sono rivelati più interni che legati ai rapporti esterni, ad esempio con Israele, verso cui nonostante le forti tensioni politiche con il governo Netanyahu, prevale un atteggiamento di non ostilità. Lo scontro frontale con le forze armate messe sotto lo schiaffo della magistratura con l’affaire Ergenekon e con il filone Bayoz (Sladgehammer) – quella che i media locali amano chiamare la Gladio turca ma che è ben altra cosa – sta volgendo al termine. Al premier turco servono i militari per affrontare i difficili frangenti della crisi siriana e non solo.
Rassegna Stampa in Turchia - SonDevir 13 giugno 2012
Erdoğan orduyla barışmaya çalışıyor
İtalyan Risk Dergisi Baş Editörü Pierre Chiartano, özel yetkili
mahkemelerin (ÖYM) kaldırılması tartışmalarını, "Başbakan Recep Tayyip
Erdoğan'ın orduyla barışma çabası" olarak değerlendirdi.
Türkiye'deki
özel yetkili mahkemeleri kaldırma tartışmaları, gözleri geçmişte benzer
bir tecrübe yaşayan İtalya'ya çevirdi. İtalya, Gladyo'yu özel yetkili
savcılar eliyle çökerteli yaklaşık 20 yıl oldu. 6 yıl boyunca devam
eden soruşturma parlamentoya kadar uzandı; bir eski başbakan ve 4 bakan
mahkum oldu; savcı, dönemin cumhurbaşkanıyla örgüt arasında da bağlantı
tespit etti. Gladyo'nun çökertilmesine rağmen İtalya'da savcılar hâlâ
aynı yetkilerle görevlerini yapmaya devam ediyor. Avrupa genelinde de
savcıların özel yetkilerinin kaldırılması gündemde değil. İtalya'da yayınlanan Risk Dergisi Baş Editörü Pierre Chiartano,
Türkiye'deki gelişmeleri yakından izleyen bir isim. İtalya'da o dönemde
yaşananları çok iyi bilen isimlerden olan Chiartano, özel yetkili
birimlerin örgütlü suçlarla mücadele için şart olduğunu söyledi."Türkiye geçmişi ile yüzleşiyor. Bunu takip ediyoruz. Örgütlü
suçlarla mücadele için özel birimlerin olması gerekiyor. Bu, olmazsa
olmaz bir durum." diyen İtalyan gazeteci özel yetkili mahkemelerin
kaldırılma tartışmalarını ise Başbakan Erdoğan'ın orduyla barışma
çabası olarak değerlendirdi.İnternet ortamına düşmüş ses kayıtlarını yayınlayan gazetecilere
hapis cezası verilmesi tartışmalarına da değinen İtalyan gazeteci,
bunun kabul edilmeyeceğini söyledi. "Gazeteci eline ne gelirse
yayınlayabilmeli." diyen Chiartano, İtalya'da böyle bir yasağın
olmadığını ifade etti.http://www.sondevir.com/disbasindaturkiye/76028/erdogan-orduyla-barismaya-calisiyor.html
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